Un rimedio portentoso


Un rimedio portentoso


“In estate alcune case di Livigno presentano un’insolita decorazione: fiaschi capovolti contenenti fiori d’arnica che suscitano la curiosità di molti turisti. L’esperta locale Maria Silvestri (detta Ménia) ci svela il loro vero utilizzo”


Perché viene raccolta l’arnica?

Per estrarre un olio tradizionalmente usato nella cura di contusioni, distorsioni, slogature e persino per la cervicale. La zona su cui viene applicata non deve presentare tagli né ferite: l’arnica è un rimedio portentoso, ma è anche tossica.

Come si ricava quest’olio?

A fine giugno inizia la raccolta, fatta sempre in degorént (luna calante). Si prende l’arnica asciutta e matura, che poi viene messa in un fiasco. Si utilizza solo il fiore, ma io lascio anche una piccola estremità del gambo per tenere distanziati i fiori nel fiasco.

Che tipo di fiasco si usa?

Deve essere privo del rivestimento e trasparente. Quelli colorati non vanno bene: non so se in qualche modo filtrino i raggi del sole, ma sta di fatto che il risultato non è soddisfacente.

Come si procede?

Si mettono i fiori nel fiasco, senza riempirlo troppo per evitare che si ammassino; lo si chiude con un turacciolo di sughero e lo si mette capovolto su un supporto all’esterno della casa, sul lato meglio esposto al sole, che nella tipica abitazione livignasca corrisponde al lato lungo, su cui si trova l’ingresso e che viene definito davánt (davanti). Grazie al sole, i fiori rilasciano un liquido che deve essere raccolto a mano a mano che si forma, areando contemporaneamente il fiasco. Si tratta di un’operazione delicata, perché all’interno del fiasco si genera una grande pressione; non si può però capovolgere il contenitore per disperderla dandole sfogo: il liquido verrebbe riassorbito dai fiori, rendendo tutto inutile. Quindi si toglie il turacciolo ruotandolo con grande cautela, in modo che il liquido fuoriesca lentamente depositandosi in un recipiente posto sotto. Una volta finito, si richiude il fiasco, lo si agita per muovere i fiori e si ricomincia. Quando si sarà formato dell’altro liquido, si ripeterà l’operazione e così di seguito. Alla fine della stagione si ha l’olio pronto per essere usato come rimedio o per preparare una pomata.


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Il suo utilizzo in cucina

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"Non si mangia, ma dal suo fiore si può estrarre un olio che, mischiato a grasso animale, diventa una pomata per i dolori muscolari"

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